NEW YORK, 17 settembre --- Greenpeace ha oggi diffuso i risultati di uno studio scientifico, indicante che i giocattoli di cloruro di polivinile (PVC) o vinile flessibile contengono sostanze chimiche tossiche che possono fuoriuscire quando i bambini masticano o succhiano il materiale.Risposta: Quello che Greenpeace non ha calcolato nel suo studio "scientifico", è la quantità di ftalato che fuoriesce effettivamente dai giocattoli. Si tratta del fattore più importante.I test sono stati effettuati su 63 diversi giocattoli in PVC prodotti negli Stati Uniti e 16 di altri paesi, la cui destinazione d'uso prevede l'inserimento in bocca da parte di bambini molto piccoli, come avviene ad esempio con i dentaruoli. Tutti i giocattoli contengono in rapporto al peso dal 10 al 40 percento di additivi tossici, impiegati per rendere i giocattoli morbidi e flessibili. Questi plastificanti appartengono a un gruppo di sostanze chimiche denominate ftalati , che come è ormai riconosciuto, filtrano all'esterno dai prodotti in PVC durante l'impiego, soprattutto se si applica una certa pressione, come avviene quando un bambino succhia o mastica un dentaruolo in PVC.
Greenpeace ha lanciato un falso allarme simile in Inghilterra qualche tempo fa, perché si erano rilevate delle tracce di ftalati in alimenti per la prima infanzia. In quel caso ha impiegato le stesse tattiche sensazionalistiche, vedi Greenpeace, PVC e mutazioni ormonali, il caso degli alimenti per neonati in GB.
La sostanza chimica principale scoperta nei giocattoli esaminati è tossica se viene ingerita da animali, con effetti sulla salute che vanno dal tumore e da danni a carico del fegato e dei reni, fino a disturbi della riproduzione. Si ritiene che alcuni dei plastificanti siano la potenziale causa di gravi sconvolgimenti del sistema ormonale, un fenomeno noto come distruzione endocrina.Risposta: Come già detto in precedenza, la tossicità acuta degli ftalati è estremamente ridotta. Naturalmente se si somministrano di continuo dosi pari alla DMT, finiscono col verificarsi degli effetti, causati però dalla dose, e non dalla tossicità del prodotto. Vedi "Too many rodent carcinogens" ("Troppe sostanze cancerogene per i roditori") di Bruce N. Ames.
"Alcuni dei plastificanti", un'affermazione tipica di Greenpeace. In questo caso solo due ftalati, il dibutilftalato (DBP, che si trova anche in natura nel sedano e nel levistico!) e il butilbenzilftalato (BBP) usato principalmente negli inchiostri da stampa, mostrano un'attività estrogena alquanto moderata (un milionesimo dell'effetto dell'ormone femminile naturale estradiolo) in ALCUNI esperimenti in vitro, ma non presentano nessun effetto in altri test [21] [22] [23] [24]. Tutti gli ftalati di uso più comune, come il DEHP, il DINP e il DIDP (diisodecilftalato) sono stati sottoposti ad analisi e risultano negativi [21].
Gli studi più recenti su organismi viventi, mirati specificatamente all'individuazione di effetti ormonali, non hanno fatto rilevare nessuna conseguenza per quanto riguarda tutti gli ftalati, che vanno dal DBP al DIDP [22].
L'esposizione, inoltre dei ratti al DINP [25] e al DIDP [26] in utero, durante l'allattamento, la pubertà e l'età adulta in studi multi-generazionali non ha influito sulla dimensione dei testicoli, sul numero, la morfologia o la motilità degli spermatozoi, né ha provocato effetti sulla fertilità.
"L'industria dei giocattoli mette gratuitamente a repentaglio la salute dei bambini, durante uno dei periodi di sviluppo in cui sono maggiormente vulnerabili," ha affermato il Dott. David Santillo della Exeter University in Gran Bretagna, che fa parte dello staff di scienziati di Greenpeace International. "Quando i bambini succhiano e mordono gli oggetti in PVC flessibile, è come se strizzassero una spugna. Così come l'acqua esce dalla spugna, allo stesso modo possono venir fuori dai giocattoli degli agenti plastificanti nocivi."È un tipico esempio di allarmismo alla Greenpeace... Soprattutto quando "dimentica" di citare le quantità effettive che fuoriescono dai giocattoli in condizioni realistiche...
Sulla base di recenti studi, il governo danese e quello olandese stanno prendendo dei provvedimenti per ridurre il rischio a cui vengono esposti i bambini a causa della possibile perdita di sostanze dei giocattoli in vinile flessibile. L'azienda italiana Chicco ha ritirato di sua iniziativa dal commercio tre tipi di dentaruoli, dal mercato danese, svedese, spagnolo, italiano, greco e argentino. Diversi rivenditori di giocattoli tra i più importanti d'Europa hanno tolto i giocattoli in PVC flessibile per la prima infanzia dai loro scaffali.Risposta: Il panico si è creato a partire dalla Danimarca, quando in alcuni dentaruoli si è rilevato un eccessivo passaggio di ftalati all'esterno (1000 volte superiore alla norma). In altri giocattoli non si è registrata una fuoriuscita così elevata. Dei test condotti su dentaruoli della stessa marca in Belgio, Spagna e Italia, hanno fatto registrare un'estrazione chimica entro i normali limiti. L'analisi eseguita in Olanda ha dato risultati leggermente superiori all' AGT (apporto giornaliero tollerato), ma il test stesso ha applicato condizioni estreme: è improbabile che la bocca di un neonato sviluppi una vibrazione di 25.000 Hz...
La Commissione Europea per la sicurezza dei consumatori si riunirà il 22 ottobre 1997 per deliberare su quale tipo di test debba essere adottato in tutta Europa, in modo da avere in sede di studio le stesse condizioni in tutti i paesi e gli stessi limiti di sicurezza. Si spera che ciò possa mettere fine all'assoluta confusione che regna oggi.
Greenpeace ha anche diffuso una "lista della spesa" che comprende determinati giocattoli e materiali alternativi non in PVC suddivisi per marche, e che costituisce una sorta di guida per i genitori e per i consumatori nei 100 giorni che precedono il Natale. "Fino ad oggi i genitori non sono stati informati sui potenziali rischi dei giocattoli in PVC," ha dichiarato Lisa Finaldi, la responsabile delle campagne sulle sostanze tossiche di Greenpeace International. "È una grave negligenza etichettare i giocattoli per bambini in vinile come 'non tossici' quando invece contengono sostanze chimiche che in laboratorio richiedono targhette con le avvertenze. Vogliamo incoraggiare tutte le famiglie a scegliere la sicurezza, evitando i giocattoli in PVC ." Greenpeace si rivolge alle case produttrici e ai rivenditori perché elimino i giocattoli in PVC dalle loro linee di prodotti.Risposta: Avversione al PVC? Raccolta di fondi creando allarme tra i genitori? Greenpeace ha sperimentato le alternative "sicure" per quanto riguarda il passaggio di sostanze chimiche? In caso contrario, come fa a sapere che non si tratti di materiali più "tossici"? Tutti i processi produttivi impiegano sostanze chimiche "tossiche", che vengono etichettate a seconda della loro (potenziale) tossicità. Ciò non significa che queste sostanze costituiscono un rischio per i bambini alle dosi molto più ridotte che fuoriescono dai loro giocattoli.
Spronata dal segnale d'allarme lanciato nel 1996 dalla Commissione per la Sicurezza dei beni di consumo sui rischi di avvelenamento da piombo derivanti dalle tendine di vinile, Greenpeace ha dato l'avvio a una ricerca sui prodotti in PVC e sui rispettivi additivi. Greenpeace ha cercato di sensibilizzare l'industria dei giocattoli su questo argomento a partire dall'agosto del 1996, tramite la principale associazione di categoria, la Confederazione Internazionale Produttori di Giocattoli (International Council of Toy Industries - ICTI). L'ICTI ha preferito non prendere iniziative, e quindi Greenpeace ha deciso di avvertire direttamente l'opinione pubblica sui potenziali rischi derivanti dai giocattoli in PVC.Risposta: L'unico scopo di Greenpeace è quello di bloccare tutti i diversi usi del cloro entro il 2000, per motivi che solo Dio, o i dirigenti dell'organizzazione, sanno. Per raggiungere tale fine si giustificano tutti i mezzi, anche se si promuovono alternative che si dimostrano essere peggiori per la salute e/o l'ambiente, meno sicure per i consumatori e/o di gran lunga più costose...
Il PVC è la plastica più dannosa dal punto di vista ecologico, in tutto il suo ciclo di vita, dalla produzione all'impiego, fino all'inevitabile smaltimento. Il PVC viene ottenuto dal cloro e perciò non può essere prodotto o bruciato (incenerimento o incendi) senza generare e liberare composti estremamente tossici, come la diossina, una delle sostanze chimiche più tossiche mai prodotte.Risposta: Sfido Greenpeace a trovare in tutto il mondo un'analisi dell'intero ciclo di vita, eseguita non da loro stessi o da un'azienda interessata commercialmente, che dimostri senza dubbio che il PVC è effettivamente più dannoso per l'ambiente di qualsiasi altra plastica per qualsiasi destinazione. Si possono invece leggere dei documenti che provano il contrario, forniti da società indipendenti e enti governativi in: Analisi del Ciclo di Vita del PVC e delle alternative nelle applicazioni.
Non si può produrre nessun oggetto senza generare diossine, o attraverso le materie prime oppure attraverso l'impiego di energia. In molti casi le quantità liberate sono superiori a quelle prodotte dal PVC nel suo intero ciclo di vita, compreso l'incenerimento (accidentale), vedi Emissioni di diossina dai materiali durante il ciclo di vita. La produzione di PVC va a costituire meno di un millesimo delle emissioni atmosferiche di diossina di tutti i paesi occidentali. La presenza o l'eliminazione del PVC nei rifiuti ha un effetto minimo o trascurabile sulle emissioni di diossina dagli inceneritori, vedi Immissione di cloro ed emissioni di diossina. È la qualità dell'incenerimento a fare la differenza. Vedi anche il Rapporto finale dello studio ASME relativo all'immissione di cloro e gli inceneritori.
Oltretutto, le emissioni di altre sostanze (PAH,ecc...) dai materiali alternativi si sono rivelate di entità di gran lunga maggiore.
Il Centro Nazionale di Economia ed Ecologia (National Centre for Business & Ecology - NCBE) ha riunito un'équipe di esperti provenienti da diverse università britanniche per fornire una base di competenze adeguata per svolgere tale compito. La conclusione degli esperti [27]:
"L'équipe di studio non ha individuato delle prove scientifiche definitive che consentano di considerare la produzione, l'impiego o lo smaltimento delle varie composizioni di PVC, laddove venga applicata la prassi industriale riconosciuta accettabile nel settore, un rischio sostanziale per la salute dell'uomo. Allo stesso modo, non vi sono prove fondate di effettivi danni ambientali derivanti dalla produzione, impiego o smaltimento eseguiti secondo gli standard attuali, sebbene sia in passato che oggi alcune strutture di produzione/smaltimento non soddisfino tali requisiti. Laddove è stato evidenziato un rischio per la salute o l'ambiente, non vi sono elementi che provino che il PVC costituisca un fattore di particolare rilevanza a fronte di altri processi o prodotti industriali."Questo è il loro commento sulle informazioni fornite da Greenpeace nel suo sito web:
"Il problema della letteratura scientifica di Greenpeace, tuttavia, è la sua mancanza di selettività o di qualsiasi tipo di valutazione critica. Tutti gli studi, da quelli più scarsi dal punto di vista metodologico a quelli di grande valore, vengono citati come se fossero fonti di dati della stessa importanza contro l'industria del PVC."Non è necessario aggiungere altro...
Vi trovate al livello uno delle pagine di risposta dei Clorofili.
Creata: 10 ottobre 1997.
Ultima revisione: 29 novembre 1997.
Greenpeace, PVC e mutazioni ormonali, il caso degli alimenti per neonati in GB
Giocattoli in PVC e metalli pesanti
Prima di reagire a questa ferma risposta a Greenpeace, leggete la pagina Greenpeace e il cloro, e forse capirete il perché.
Per qualsiasi altro commento sulle pagine dei Clorofili: